ROSSO, ARANCIO O GIALLO? MA RISOLVETE I PROBLEMI VERI!

Alcune regioni hanno appena allentato le misure restrittive ed è subito ripartito lo stucchevole dibattito scuole aperte/scuole chiuse. Spingono decisamente per la riapertura i giornali del gruppo Gedi (proprietà della famiglia Agnelli) che amplificano le proteste di gruppi di studenti e genitori, danno grande enfasi al rifiuto della didattica a distanza e tacciono o pongono in secondo piano le richieste sulla sicurezza.

Il nostro sindacato è stato e resta tra i più accesi critici della DAD. Siamo sostenitori della sola scuola che per noi ha un senso, quella in presenza, ma non dimentichiamo le criticità che ci sono. Che sono sempre lì proprio perché  nessun governante ha voluto, o saputo, affrontarle nei mesi che hanno separato la prima e la seconda ondata pandemica.

I LOCALI – la scorsa estate la ministra si era impegnata a trovare nuovi locali per ridurre gli affollamenti delle classi. Ogni regione aveva avviato appositi tavoli di confronto il cui esito è stato il nulla. A settembre le scuole erano praticamente nello stesso stato di giugno, le classi rimanevano pollaio e questo ha favorito la diffusione del contagio.

I TRASPORTI – Nessuno ha predisposto un piano eccezionale dei trasporti, almeno nelle grandi città. A ottobre la ministra dei Trasporti, De Micheli, dispose l’affollamento dei bus all’80% sostenendo che questo significava “5 persone per metro quadro”. Che sia persona abituata a sfidare la logica (e la fisica) è noto ma è chiaro che così non si permette il distanziamento, si rende inevitabile l’affollamento a bordo di tram, bus e metro, soprattutto nelle ore di maggior traffico, si favorisce la diffusione del contagio.

GLI ORARI  Per evitare assembramenti all’ingresso e sui mezzi pubblici si devono scaglionare gli orari e, probabilmente, ridurre il tempo scuola. Tralasciando le stupidaggini di chi blatera sullo stare a scuola la domenica e di un orario spalmato dalle 8 alle 20, distribuire gli accessi e ridurre gli affollamenti in aula richiede più personale e più locali, risorse che già normalmente mancano. Non affrontare il problema favrisce la diffusione del contagio.

IL PERSONALE – La pressione esercitata dalla pandemia si è rovesciata su tutto il personale: i carichi di lavoro sono cresciuti e anche le responsabilità. Mancano insegnanti, collaboratori, tecnici e personale di segreteria. Lo scandalo delle supplenze da GPS sembra dimenticato ma ancora oggi vi sono tantissimi posti vuoti negli organici. Il pasticcio del mancato pagamento di chi è stato assunto su organico Covid è sotto gli occhi di tutti e, per risolverlo, il governo invita le segreterie a lavorare il sabato e la domenica! La pulizia straordinaria dei locali è a carico degli stessi ausiliari di prima, così come la maggiore sorveglianza necessaria. Lavorare sotto pressione, privi dei mezzi necessari, senza poter effettuare sorveglianza e pulizia accurata, favorisce la diffusione del contagio.

IL TRACCIAMENTO – la sicurezza del personale, dei ragazzi e delle famiglie è l’altra questione centrale. È noto che nelle scuole manchino i DPI e che la “sanificazione” si fa con i normali detersivi. Si sa che non ci sono presìdi sanitari e che i controlli sono a carico delle famiglie. Quello che non si sa abbastanza è che non si è mai fatto un tracciamento puntuale della situazione dei contagi e che continua a mancare la disponibilità di tamponi, in particolare di quelli rapidi. È chiaro che, senza il tracciamento, qualunque valutazione sul “raffreddamento” della curva dei contagi si affida soltanto alla speranza e alla fortuna. Questo atteggiamento favorisce la diffusione del contagio.

Ciò che sappiamo e che, come dice l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, “abbiamo dei dati di fatto che ci dicono che il contagio è ripartito da quando si sono riaperte le scuole ed è ripartito in maniera sproporzionata nella fascia di età scolare: ossia chi andava a scuola si è contagiato di più rispetto ad altre fasce di età”.

Per questo dobbiamo pretendere che si affrontino davvero i problemi esposti, mettendo in campo misure efficaci per tutelare la salute e permettere l’esercizio del diritto all’istruzione.

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